La mia anima gronda sudore per la febbre, la corruzione giace nel suo ventre, in silenzio come il disagio delle stagioni nelle braccia del destino, ed i miei cieli suonano con dizione di tuono riti dettati da Dio, nessuna finzione può rendere sordo questo magro banchetto. Incappucciato da terso affanno, sono prete di disordine nuovo i cui stendardi sono spiegati proprio li, dove una volta tu oscurasti i giardini, dove una volta tu svendesti i tuoi segreti. Un’altra preda con l’eloquenza che addolcisce l’annegamento dell'immonda bestia in profonde lagune di occhi e gambe che chiedono perdono. Ancora confusione qui dove una volta dissolvesti ogni mia speranza e lasciasti questi turpi grafi. Un amore insano ora ivi fiorisce, una trama di stelle incandescenti la cui bellezza nutre i maledetti poeti e che sgela il tuo amaro inverno dal mio sentiero. Crocifiggimi ancora infinite volte e permettimi di nutrirmi del tuo respiro per annegare i miei sospiri nella lacrimosa fonte nivea che aberra la vista e cela le braccia altrui che ti sfiorano.
Profonda è la ferita dell'io, questa prigione senza pareti dissipa tutto in una visione oscurata, e non riconosco più colui che fa sorgere il sole. Non avrò paura delle fiamme ammansite dalla nostra passione non è nemmeno questo bruciante dolore che mi ricomporrà dalla nera cenere, ma i nostri fantasmi d'argenteo nella nebbia quando entrambi non gireremo più.
Nella mia tavolozza non esiste più il bianco per dipingere i fiori.
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